Formula E: dove velocità fa rima con sostenibilità
Non ha il rombo assordante dei motori a benzina, non ha pit stop di tre secondi né il fascino di Montecarlo, eppure ha qualcosa che oggi fa la differenza: la sostenibilità.
Oggi parliamo di Formula E e di come una competizione così silenziosa e 100% elettrica sia riuscita a fare rumore, innovando il mondo dello sport. Negli ultimi anni l’abbiamo vista sfrecciare tra i grattacieli di New York, lungo le rive della Senna, davanti all’EUR di Roma.
La cosa più sorprendente è che pur essendo una delle categorie più giovani del motorsport, la Formula E è già riuscita a fare la storia diventando il primo sport al mondo certificato Net Zero (tranqui, ti spieghiamo tutto più avanti).
Un primato mondiale per lo sport elettrico
All’inizio non era proprio considerata uno sport “vero”, ma proprio come tutte le cose nuove, anche la Formula E si è fatta largo con discrezione, trovando il suo spazio nel cuore di chi cercava un’alternativa sostenibile a un mondo che correva nella direzione sbagliata. Nata con l’obiettivo di promuovere la mobilità elettrica in contesti urbani, la Formula E ha puntato fin da subito su innovazione, energia rinnovabile e impatto ambientale ridotto. A differenza della Formula 1, da sempre emblema di tradizione e potenza, qui siamo su un altro pianeta: niente circuiti storici, ma tracciati cittadini. Niente benzina, ma batterie avanzate. Secondo i dati ufficiali pubblicati dalla FIA Formula E, il campionato ha già evitato l’emissione di oltre 250.000 tonnellate di CO₂ equivalenti. Questo significa non solo ridurre le emissioni, ma bilanciare ciò che viene prodotto con ciò che viene rimosso dall’atmosfera.
I vantaggi (e le sfide) di uno sport Net Zero
La certificazione Net Zero attesta che un’organizzazione (o evento, prodotto, edificio...) ha azzerato il proprio impatto climatico.
Di per sé, non è solo un bollino da mostrare con orgoglio in fondo a una brochure, ma rappresenta un cambio di rotta vero e proprio.
E poi diciamolo, ha una marea di aspetti positivi:
- è il primo sport al mondo certificato Net Zero
- parla alle nuove generazioni
- attrae sponsor green autenticamente sostenibili
- mette il turbo alla tecnologia essendo un laboratorio a cielo aperto che studia la mobilità elettrica, le batterie e la gestione energetica.
Ovviamente non è tutto oro quello che luccica, o in questo caso, non è tutto facile ciò che è sostenibile. Infatti, l’altro lato della medaglia è che la Formula E ha ancora qualche curva stretta da affrontare:
- ha dei costi elevati legati alla compensazione delle emissioni residue, un tema che richiama le stesse dinamiche affrontate nel contesto più ampio della gestione della CO₂ nel settore energetico.
- Garantisce sì energia rinnovabile al 100% ma, per questioni logistiche, non riesce a raggiungere ogni parte del mondo
- Greenwashing alert, soprattutto se gli obiettivi non vengono monitorati nel tempo.
- Necessita di un coinvolgimento attivo di team, fornitori e organizzazioni locali.
Formula E come ricerca per il futuro
Insomma, non si tratta solo di corse: è una questione di visione. La Formula E sta dimostrando in modo molto concreto che non esiste un solo modo di gareggiare. Si può correre senza inquinare, si può vincere senza danneggiare. Secondo me il cambiamento inizia soprattutto dalla curiosità e dalla voglia di cambiare le cose, partendo dalla base. Se oggi la Formula E fa notizia per la sua certificazione Net Zero, domani potrebbe diventare un punto di riferimento anche per altri sport, dalla Formula 1 al calcio, fino ai grandi eventi globali.
In conclusione, la Formula E ci insegna che si può andare veloci anche senza bruciare il pianeta e che pure le gare elettriche possono essere divertenti. Poi sicuramente ci sarà qualcuno che “Eh ma le auto elettriche non fanno rumore”, “Non è la stessa cosa”, “Manca l’adrenalina”, PROVATE PRIMA DI GIUDICAREEEEE.